Paese che vai… La minestra

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Nell’estate del 2002 ero a Vienna da pochi mesi, avevo però avuto la fortuna di incontrare in fretta un paio di persone che sono poi diventate ottimi amici. Ad agosto, quindi, tornai a Roma in visita di cortesia portandomi dietro Luise, Marcus e Hans.

I miei genitori si affrettarono a mettere a posto una piccola stanzetta come camera degli ospiti extra, e dato che mamma si innamorò di Hans-L’amico-Buono a primissima vista, da allora quella stanza si chiama ufficialmente la camera di Hans. Ma sto divagando.

Luise quell’estate era incinta da poche settimane, aveva un bel faccino verde ramarro e un appetito da leone. Un giorno, mentre ci trascinava in giro per il centro di Roma da una chiesa barocca all’altra, ci fermammo in un locale per pranzo. Ci sedemmo sulla terrazza sotto un bell’ombrellone e io tradussi il menù per tutti. Luise, che mastica un poco di italiano, non trovò niente di suo gusto e chiese al cameriere che tipo di minestre avessero.

Il cameriere la guardò con i suoi migliori occhi vuoti, poi rispose seccato che la minestra non ce l’avevano. Aggiunse, senza pronunciare le parole ad alta voce, ma il concetto era chiarissimo:

“Ci sono 50 gradi all’ombra, porca paletta, la minestra vuoi??”

Luise lo capì benissimo e si lanciò in una difesa accorata della minestra, calda non affatica l’organismo, rapida da digerire, liquida che fa sempre bene. Il cameriere la ignorò con grazie e le portò un’insalata.

Oggi, quando il Fidanzato Asburgico mi ha portato il pranzo, mi è tornato in mente questo episodio. Questo di pranzare insieme è un nostro piccolo rituale, lui lavora da casa e quando non ha appuntamenti o non è fuori Vienna mi porta sempre qualcosa da mangiare, così trascorriamo una mezz’oretta di chiacchiera insieme.

Ora, è da venerdì sera che io sono un po’ acciaccata. Niente di grave, un raffreddorone che la metà basterebbe. Ho trascorso il finesettimana appallottolata in una coperta sul divano, bevuto litri di camomilla, consumato un caricatore di fazzoletti di carta, ieri verso l’ora di pranzo sono passata direttamente al rotolo di carta igienica. Col risultato che stamattina stavo uno schifo ed era raffreddato pure lui.

Verso l’una l’ho chiamato per chiedergli di portarmi un bel panino con dentro l’arrosto di maiale – uh, che voglia! Non ha risposto, e io – povera illusa – ho pensato che probabilmente era già in rosticceria che faceva la fila al bancone.

Quando è arrivato mi ha porto un sacchetto e due cucchiai, con uno sguardo che scoppiava d’orgoglio. Dentro al sacchetto c’era un tupperware di plastica enorme, pieno fino all’orlo di minestra con la pastina. Preparate con le sue manine sante.

Il Fidanzato Asburgico non è il classico austriaco, alto, biondo e appassionato di sci e montagna. E meno male. Ogni tanto però se ne esce con un’idea come questa, che mi fa sbattere il muso contro la sua quasi dimenticata asburgicità.

Perché alcune filastrocche che abbiamo in testa sono automatiche ma anche molto nazionali. Ad esempio, mentre io recito antipasto, primo, secondo, contorno, formaggio, dolce, frutta, caffè e ammazzacaffè, il Fidanzato Asburgico la mette giù molto meno dura. Vorspeise, Hauptgang, Dessert. E tanto basta.

La portata principale (Hauptgang) qui in Austria, forse per compensare la mancanza delle altre, è di dimensioni mostruose. E dato che a nord delle Alpi adorano gratinare il possibile, spesso sopra ci sono anche due etti di formaggio sciolto. Per sicurezza.

Il dolce, generalmente, è pure lui una roba gigantesca. Fette di torta alte una spanna, Knödel ripieni di marmellata o cioccolata e affogati con un litro di crema, cose così.

L’antipasto (Vorgang) è l’unico che generalmente non mette troppa paura quando te lo trovi davanti. E mentre un italiano quando sente la parola antipasto pensa spontaneamente ad un piattino con su due foglioline di insalata e una cucchiaiata di qualcosa (o magari due fette di salame), in Austria scattano tutti come cani di Pavlov: la minestra.

Si, avete letto bene: gli austriaci adorano iniziare il pasto con una bella minestra. Non un piattone come in Italia, piuttosto una ciotolina poco più grande di una tazza da cappuccino. Spesso è un brodino leggero leggero, con qual cosina dentro. La più classica è la Frittatensuppe, un brodino di manzo o pollo con dentro un paio di striscioline di crepe che sembrano vermi affogati. Disgustoso.

 

Epilogo: la mia avversione alla minestra è persino più forte dell’amore incondizionato che provo al’idea del Fidanzato Asburgico che smanetta in cucina e prepara il brodo. Non l’ho mangiata. Lui mi ha perdonata ed ha finalmente capito perché non abbia mai preparato minestra per cena. E ora il mio negozio profuma di ospedale all’ora dei pasti…