Paese che vai… il complesso del fratello minore

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Gli Austriaci sono normalmente gente bonaria. Se volete far arrabbiare un Austriaco, arrabbiare di brutto, esiste un metodo rapidissimo e infallibile: dategli del Tedesco. E quando vi correggerà – perché state tranquilli che lo farà – rispondetegli che tanto è la stessa cosa. Et voilà, con il minimo sforzo avrete trasformato un tipo pacioccone, che probabilmente toglie le etichette dai barattoli vuoti della marmellata per non doverle buttare insieme al vetro trasparente ma riciclarle correttamente con la carta, in un mostro urlante. La trasformazione è talmente rapida e violenta da risultare quasi divertente.

La rivalità tra Austria e Germania è uno dei tre classici argomenti da ascensore, insieme al tempo (troppo freddo) e all’ultima puntata di X-Factor. Nessun Austriaco ne è immune, nemmeno quelli sposati da decenni con un Tedesco o una Tedesca.

Ora, bisogna tener presente che l’Austria, nonostante sia un Paese molto ricco e – pare – uno dei pochi che stanno reggendo decentemente alla crisi, è pur sempre un Paese con 8,5 milioni di abitanti. Praticamente un quartiere di Londra. Alla luce di questo, dalla rivalità con la Germania ne esce spesso con le ossa rotte. O almeno un occhio nero.

Gli Austriaci però non demordono.

Dopo aver addirittura cercato di farsi passare per povere vittime dei nazisti durante la seconda guerra mondiale – operazione fallita miseramente – non perdono occasione di fare confronti, un po’ come i ragazzini delle medie nudi sotto la doccia. Ed esattamente come per gli adolescenti, il risultato del confronto non è una questione di mere dimensioni, ma piuttosto di amor proprio.

Ci sono invero alcune differenze sostanziali tra Austria e Germania, che sarebbe disonesto sottovalutarle. E che sono alla base di lunghe diatribe.

La prima grossa differenza è ovviamente la lingua. Tedesco in entrambe i casi, ma con una pronuncia differente e un vocabolario leggermente diverso. Un po’ come l’inglese americano e l’inglese britannico. Gli Austriaci hanno una pronuncia decisamente più morbida, anche se all’orecchio di chi non la parla suonano arrabbiati precisi uguali ai Tedeschi. Gli Austriaci amano poi creare il diminutivo delle parole con una desinenza diversa da quella usata in Germania, e il risultato – morbidissimo, per carità – suona vagamente ridicolo.

Questo, in aggiunta ai vocaboli assolutamente fuori moda che gli Austriaci adorano usare correntemente, suscita spesso risate sguaiate dei Tedeschi in visita. E come dargli torto? Nei negozi e negli alberghi viennesi è abbastanza normale per una donna venire apostrofata con ungnädige Frau. Il vocabolario traduce con gentilissima signora ma la verità è un’altra… gnädigsignifica piuttosto piena di grazia e al di fuori di una chiesa, durante la messa solenne, suona effettivamente ridicolo. I tedeschi hanno l’impressione di essere stati catapultati alla corte della principessa Sissi e si divertono un mondo

La seconda differenza impossibile da ignorare è che i Tedeschi sanno giocare a calcio, mentre gli Austriaci no. Ciò nonostante gli Austriaci sono dei grandi appassionati di pallone, e non perdono occasione per incassare una bella mazzata. Questa ostinazione per il calcio è una roba che, sinceramente, ancora non riesco a spiegarmi.

Prima vi ho spiegato come far arrabbiare un Austriaco. Ecco ora il metodo altrettanto infallibile per farlo sorridere d’orgoglio. Sussurrategli una sola parola: Cordoba. Scattano tutti come bracchi che hanno visto un’anatra.

L’aneddoto, che pare quasi pensato apposta per spiegare il significato del termine Schadenfreude(il piacere di vedere qualcosa di brutto accadere ad altri), è famosissimo in Austria, credo anzi faccia parte del programma di studio delle elementari. Secondo girone dei mondiali di calcio in Argentina, correva l’anno 1978 (gli Austriaci hanno la memoria lunga), quattro squadre si giocano l’ingresso in finale, Italia, Olanda, Germania e Austria. L’Austria invero era già matematicamente eliminata e aveva addirittura già prenotato i posti per il volo di ritorno. Italia e Olanda ai primi posti, la Germania che ha sempre solo pareggiato deve vincere o pareggiare con l’Austria per sperare nella finale o nella finale per il terzo posto. A pochi minuti dalla fine il punteggio è 2-2 e la Germania seconda in classifica, l’Olanda prima e l’Italia prepara le valigie. Poi accade quello che, a seconda dei punti di vista, si chiama Miracolo oppure Vergogna di Cordoba. L’Austria segna, l’Italia avanza e la Germania a casa.

Ora, al di là dell’italianissimo grazie che mi esce spontaneo, vi prego di notare la malignità di voler chiamare miracolo una storia in cui l’Austria non ci ha guadagnato un bel niente, se non il doversi stringere in aereo per fare posto ai cugini bistrattati. Storia vera, anche se pare che durante il volo non si siano menati ma solo tenuti un po’ il muso.

E poi la cucina austriaca è più buona, le donne austriache più eleganti, le montagne più alte, i laghi più blu, il cielo più azzurro, le mucche più felici, il latte più bianco.

Addirittura un paio d’anni fa ci furono titoloni su tutti i giornali quando gli immigrati tedeschi superarono di numero quelli dalla Turchia. L’ego austriaco si gonfia a dismisura all’idea  che i tedeschi vengano a cercare lavoro qui – son soddisfazioni, queste si di quelle vere.

La cosa più buffa di questa rivalità, però, è che i Tedeschi ancora non se ne sono accorti.

Perché a chiedere ad un Austriaco pare che l’unico metro di paragone della vita intera sia il confronto con i cugini teutonici. Più volte invece ho provato a chiedere ad un Tedesco cosa ne pensasse di questa competizione. Prima, in genere, mi chiedono di ripetere la domanda, accidenti al mio accento austriaco. Poi inclinano il capo da un lato con fare interrogativo e rispondono:

“Uh?”

Se poi incalzo con l’immancabile

“Cordoba?”

mi rispondono semplicemente:

“Cordo-che??”