L’arrabbiatura che dura vent’anni

Reading Time: 4 minutes

Ho sempre creduto – in buona fede – di essere una persona incapace di serbare rancore. Pensare che ho serie difficoltà anche a tenere il muso al Fidanzato Asburgico per più di un’ora. Tra scuola, lavoro, amicizie ed ex-fidanzati, all’alba dei quarant’anni avrei spergiurato che le persone che mi stanno sonoramente e irrimediabilmente sulle balle fossero al massimo due o tre.

Ieri invece questa pia convinzione è crollata miseramente. È bastato un messaggino elettronico e non ne vado orgogliosa.

Oggi si stenta a crederlo, ma da ragazzina ero una delle persone più insicure della terra. Non so spiegare come o quando sia avvenuta la trasformazione in questo estenuante grillo parlante che sono ora, con un’opinione precisa su tutto e tutti, ma tra il 1992 – anno in cui ho fatto l’esame di maturità – ed oggi qualcosa deve essere successo.

Nella primavera del 1991, ero in quarta liceo, successe un episodio emblematico. La professoressa di tedesco commise un errore nel segnare un voto sul registro e mi provocò un sacco di guai. Un paio di antefatti sono necessari per spiegare cosa sia successo.

A memoria d’uomo Frau Taubstumm era l’insegnate storica di tedesco del mio liceo. Storica in quanto era già ben oltre l’età pensionabile e si vociferava che per continuare ad insegnare avesse ottenuto un permesso speciale del Ministero della Pubblica Istruzione. Era un donnino a suo modo anche simpatico, anche se l’età avanzata non era propriamente un vantaggio per noi studenti. Il libro di testo non aveva disegnini e fumetti con le conversazioni bensì una copertina argentata con l’aquila asburgica. Prima edizione, sospetto, 1936. Era pieno di tabelle con le declinazioni, preciso uguale quello di latino, e esercizi di lettura anche in caratteri gotici. Tanto per informazione, nel 1991 insegnare a leggere in gotico era obsoleto persino in Germania. Le liste di vocaboli contenevano perle tipo: pennino e calamaio, calesse, sottogonna. Il mio preferito era fanciullo. La prima volta che andai in Germania credevano fossi appena sbarcata con la macchina del tempo e avessi imparato il tedesco alla corte della principessa Sissi.

Frau Taubstumm era convinta che la generazione dei suoi alunni fosse assolutamente e irrimediabilmente debosciata. Ci chiamava apertamente patate lesse e mollaccioni mentre ci raccontava con orgoglio che lei andava a scuola con i geloni alle mani e portava anche la mela alla maestra. Frau Taubstumm era anche decisamente sorda e cercava di leggere le labbra dell’alunno interrogato senza farsi accorgere. Esistevano vari modi per fregarla. Il più semplice era girare leggermente la testa mentre si pronunciava la desinenza finale, e infatti gli studenti di Frau Taubstumm hanno imparato tutti a parlare un po’ come le Sturmtruppen. La più spavalda era Anna, madre di Trondheim e bilingue, che parlava spudoratamente in norvegese passandolo per tedesco. Frau Taubstumm non è mai riuscita a capire esattamente cosa non andasse, ma Anna non le è mai piaciuta troppo. Mai più di un 6 stiracchiato.

Un altro che non le piaceva per niente era Luigi, che più che spavaldo era un povero somarello. Non venne mai bocciato, ma ogni santa estate si  portava italiano, matematica, latino e tedesco a settembre. Non riesco a immaginare che vita d’inferno siano stati cinque anni di liceo per lui.

Luigi, e qui veniamo al mio aneddoto, era la riga sopra di me nel registro di classe. In quarta liceo, all’inizio del secondo quadrimestre, Frau Taubstumm, che portava anche degli occhiali spessi come ghiaccio artico, scrisse sulla mia riga un bel 4 di Luigi. All’interrogazione successiva, quando Frau Taubstumm mi disse “Eh! Hai un 4 da recuperare!” caddi dal pero. La piccola Sherlock Holmes in me risolse il mistero abbastanza velocemente e reagì nel modo più sbagliato possibile.

Ora, io un pochino mollacciona lo ero davvero, peggio ancora shakerato con quel rigore morale che solo un adolescente liceale può avere. E quindi, capito il fattaccio della riga sbagliata, mi misi in testa che quel 4 per me era un bazzecola, Frau Taubstumm alla fine dell’interrogazione ci avrebbe scritto accanto il solito 8 e fine della storia. Quindi per risparmiare al povero Luigi ulteriori guai, e magari una materia a settembre, non dissi niente. Non mi lamentai con la professoressa, non lo raccontai ai miei genitori, non lo dissi nemmeno al diretto interessato. Era una specie di segreto eroico che conservavo gelosamente. Quasi scoppiavo d’orgoglio. (Per puro amor di cronaca, Luigi al compito in classe successivo prese un 3 secco e portò tedesco a settembre.)

Purtroppo Frau Taubstumm aveva ormai deciso che ero un asino anch’io e che meritavo di essere rimandata a settembre. Non ci fu più verso di farle cambiare idea. Interrogazioni per cui prima prendevo 7½ erano improvvisamente meno che mediocri. Compiti in classe da 8 mi tornavano indietro pieni di segnacci rossi e blu.

Ora, tranne che in quarta liceo, io ho sempre avuto la media dell’8 e meno di un 7 nelle materie che non mi piacevano non l’avevo mai preso. Ero insomma uno di quegli studenti modello che i professori ti dicono non c’è bisogno che mamma venga all’orario di ricevimento. O che da fine maggio puoi stare a casa così facciamo le interrogazioni a chi ne ha bisogno per migliorare la pagella. Un 4 e la minaccia degli esami di riparazione era decisamente l’affronto più grande che avessi mai subito in vita mia.

Allo scrutino di fine anno, l’annuncio di Frau Taubstumm della sua intenzione di volermi rimandare provocò tra gli altri professori una gran commozione. Quasi una sommossa. Che tra l’altro era finalmente venuta l’ora della pensione e Frau Taubstumm non ci sarebbe nemmeno più stata agli esami di riparazione. Il professore di chimica e biologia prese le mie difese e propose di abbassare il 9 in chimica ad un misero 6, in cambio della sufficienza in tedesco. Frau Taubstumm accettò a denti stretti e io ricevetti la pagella più infamante della mia carriera. Ancora brucia un po’.

Ieri mi è arrivato un messaggio via facebook. Una compagna del liceo mi informa che Frau Taubstumm è morta e alcuni vecchi compagni di scuola stanno organizzando una borsa di studio in suo nome, se voglio partecipare con una donazione.

Quanto rapidamente il nostro cervello riesce ad elaborare un’informazione? Velocissimo, vi assicuro. Io nel giro di mezzo secondo ho realizzato che:

  • 2012-1991 fa 21 e quindi Frau Taubstumm è campata fino a quasi cent’anni;
  • A ventuno anni di distanza l’aneddoto di cui sopra brucia ancora;
  • La memoria di Frau Taubstumm e il meritevole studente che riceverà la borsa di studio (priva del mio contributo) possono andare clamorosamente a quel paese;
  • Quando morirò andrò all’inferno. Meritatamente.