Una bistecca per due
Il Fidanzato Asburgico ed io non mangiamo spesso carne rossa. La carne rossa, poi, a me fa un effetto un po’ strano e se la mangio la sera non riesco a dormire. Peggio di caffè e coca-cola.
Quando però mangiamo carne rossa non andiamo giù troppo per il sottile ma ci concediamo un bisteccozzo da papponi. Come contorno un’insalatina, un angolino di pane, e io ci spargo sopra volentieri tanto pepe nero e magari un filo d’olio extravergine. Il Fidanzato Asburgico – pensare che quando l’ho conosciuto avevo creduto per mesi fosse gay – di fronte alla bistecca diventa invece un macho peggio di Zorro e insiste sempre per coprire la sua porzione con due uova fritte. Con il passare degli anni ha persino affinato la tecnica al punto che non deve più scegliere tra bistecca fredda e uova a puntino o bistecca perfetta ma uova semicrude.
Ieri sera dopo il lavoro il Fidanzato Asburgico ed io siamo andati al supermercato. Spingere insieme il carrello per i corridoi del Merkur più grande e meglio fornito di Vienna è un’attività che amiamo molto. Passando di fronte al bancone della carne biologica abbiamo girato simultaneamente la testa, un gesto molto elegante, come un duo di nuoto sincronizzato. C’erano in bella vista delle t-bone steak frollate alla perfezione.
Presa da un attacco di gola – l’ultima bistecca risale a mesi fa – ho chiesto:
“Bisteccozzo?” sapendo bene di sfondare una porta già aperta.
Mi sono poi offerta di correre al banco frigo a prendere l’ultima busta di insalata già lavata che avevo adocchiato poco prima.
Torno con l’insalata e il Fidanzato Asburgico è ancora lì che sceglie la bistecca; la seconda bistecca, per la precisione. Mi è venuto un pochino da ridere
“Tesoro! Guarda che facciamo sempre una a metà!”.
Archiviato l’argomento ho poi chiesto se avessimo uova in casa, conosco bene il mio pollo. L’argomento era invece tutt’altro che archiviato. Il Fidanzato Asburgico è caduto dal pero.
“Impossibile, una è decisamente troppo poco… guarda, è tutto osso!”.
Io ho guardato prima la bistecca ancora sul vassoio, poi quella già sulla bilancia. Otto etti abbondanti. L’osso c’era, per carità, a me sembrava invero modesto.
Ora, noi non litighiamo mai in pubblico. Mai. Dopo aver brevemente cercato di riportare il Fidanzato Asburgico alla ragione, di fronte ai suoi occhioni blu più teneri di quelli di Bambi, ho ceduto e la commessa – sghignazzando – ci ha incartato più di un kg e mezzo di carne. Per punizione, per un paio di giorni lo chiameremo il Macho Asburgico.
Cucinare la bistecca è un’attività che ricade in una categoria speciale, quasi mitologica: Insieme ai pancakes e al barbecue è una roba che fanno gli uomini, anche nella emancipatissima Austria. Il Macho Asburgico si è messo in fretta al lavoro. Ha acceso il forno a 80°C, ha preparato il foglio d’alluminio, riempito il macinino del pepe, tirato fuori e spolverato la bistecchiera di ghisa. Una volta che questa si è ben scaldata ha aperto il pacco delle bistecche e constatato – con estremo imbarazzo – che nella padella ce ne stava solo una! Ha quindi cucinato le bistecche in sequenza e le ha servite cercando in ogni modo di evitare il mio sguardo.
Così come il Macho Asburgico di fronte alla bistecca diventa un personaggio di un romanzo di García Márquez, io mi trasformo momentaneamente in un Neanderthal a digiuno da settimane. Adoro la carne molto più al sangue del Macho Asburgico e per questo abbiamo il tacito accordo che io mangio la bistecca più spessa, dandogli in cambio metà del filetto. Alla fine del pasto, sempre che non ci siano ospiti, afferro le ossa con le mani e le ripulisco per bene con i denti. Di solito mi imbratto la faccia da orecchio ad orecchio e le braccia quasi fino al gomito.
Ieri sera ho finito – con fatica – la mia bistecca, senza nemmeno darne un pezzetto minuscolo al Macho Asburgico, che, forse complici le due uova al tegamino di decorazione, era pure lui alquanto stremato. Non sono sicura di essere orgogliosa della performance, ma la bistecca era buonissima.
EPILOGO: ieri sera sono andata a dormire verso mezzanotte e mezza, lasciando il Macho Asburgico sul divano che guardava vecchi episodi di The Twilight Zone. Non che avessi sonno, eh? Ho letto un libro noiosissimo fino a verso le quattro, poi mi sono alzata e sono tornata in soggiorno. Il Macho Asburgico era lì sul divano, bello arzillo, che lanciava una pallina al gatto e cercava di insegnarle a riportare. Ci siamo guardati per un attimo prima di scoppiare a ridere e ci siamo giurati: la prossima bistecca non prima di Natale!