Il maiale mi offende, e adesso sarebbe pure colpa mia?!

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Il recente video di Berlusconi che fa battutacce sconce ad una poverina di passaggio l’abbiamo visto tutti.

Piano piano, alle sacrosante voci che gridano allo scandalo, se ne sono aggiunte altre, che mi indignano anora più della scenetta in questione.

Il primo che mi è capitato sotto al naso è il trafiletto di Michele serra su La Repubblica di ieri. Oggi leggo più o meno le stesse robe su una lettera ad Italians del Corriere della Sera, e francamente non ne posso più.

In sostanza si tratta di questo: perchè le donne non hanno il coraggio e la dignità di ribellarsi al maiale di turno che le importuna con commenti osceni?

L’unica cosa che io trovo invece palesemente oscena è questo tentativo di spostare la colpa dal carnefice alla vittima.

Scrive Serra:

“…ogni volta si rimane interdetti di fronte alla misteriosa acquiescenza della vittima, una giovane signora che, interpellata sui suoi orgasmi, sorride felice come se l’anziano maniaco che la sta importunando, per giunta davanti a tutti, fosse un gentiluomo che le offre un mazzo di rose.”

Per prima cosa mi viene spontaneo chiedermi se stiamo parlando dello stesso video, perchè io il video in questione l’ho guardato un paio di volte, e l’imbarazzo della signora mi sembra evidente. Non è esplosa nella piazzata che tutti ora invocano, ma ha cercato più volte di ripetere che stava parlando di roba tecnica (girano in rete anche video in cui questi commenti “tecnici” sono stati tagliati, persino sul sito del Corriere, vergogna!). E molte, troppe volte si è girata verso i colleghi dietro di lei. Io ci ho letto una muta richiesta di sostegno, di aiuto. I colleghi invece, tutti uomini, sorridevano e applaudevano – per quanto vagamente imbarazzati anche loro. La mia impressione è che nessuno sapesse bene come reagire.

Serra continua convinto:

“Confesso di non capire perchè nessuno, e soprattutto nessuna, trovi il tempo, l’estro, la dignità di sottrarsi al miserevole status di spalla, per giunta non retribuita, di un così triste avanspettavolo.”

Chiedete ad una donna che è stata importunata verbalmente con commenti a sfondo sessuale. Basta fermare la prima che passa, ci siamo passate tutte-ma-proprio-tutte. Credete sia facile rispondere con una battuta tagliente? Credete sia facile capire appieno e immediatamente la portata di cosa stia accadendo? Non si tratta di semplice paura di fronte al potere, di perdere il lavoro. Può essere semplicemente che molte, moltissime, non hanno l’istinto di contrattaccare, di dare una risposta cattiva (seppur meritatissima). Può essere che di fronte alla porcheria pronunciata dall’amico di amici, anima della festa e benvoluto da tutti, si abbia istintivamente paura di passare per bigotta o permalosa. Sbagliato, per carità, i maiali sono loro, ma davvero è colpa di lei? Davvero?

Ora vi racconto un aneddoto personale. Sarà stato il 2005, lavoravo come brand manager nella sede austriaca di una grossa azienda italiana. A notte fonda squillò il mio cellulare. Erano i colleghi delle vendite, riuniti in una cena aziendale, che alticci e gasatissimi mi vomitarono al telefono una serie di commenti osceni sul nome del nuovo modello del prodotto di cui mi occupavo. Che aveva una vaga, vaghissima, somiglianza con un termine tedesco che indica gli organi riproduttivi femminili. Riattaccai immediatamente infastidita. Chiamarono altre tre-quattro volte. Spensi il cellulare. Mi lasciarono un messaggio in segreteria, sempre a tema.

La mattina dopo, furibonda, andai dal mio capo e le feci ascoltare il messaggio. Lei (avete letto bene, era una donna) mi rispose di non prendermela, erano burloni e il termine in questione non era nemmeno il più volgare che il vocabolario tedesco avesse a disposizione.

Andai dal capo delle vendite – secondo in comando in azienda e in odore di successione ad amministratore delegato – e feci ascoltare anche a lui il messaggio. Non feci nemmeno in tempo ad aggiungere che avevo riconosciuto la sua voce in sottofondo, che pure lui mi aveva già liquidata con la storia dei simpaticoni.

Più tardi ricevetti una telefonata di un responsabile di zona dal Tirolo che si scusò profusamente. Grazie Martin, sei stato l’unico. Un altro, capo reparto, mi chiamò nel suo ufficio e, con aria evidetemente scocciata, mi disse che ero una vecchia arpia che non sa stare agli scherzi.

Al primo giro di taglio del personale il mio nome era sulla lista. Chissà, magari non ero all’altezza del ruolo, ma nessuno si era mai lamentato prima.

Ora, dopo tanti anni questa storia ancora mi imbarazza. Esatto, io mi sento imbarazzata. E arrabbiata come una biscia.

Sapete perchè? Perchè in fondo noi donne siamo state educate così. Donzelle gentili, amichevoli, garbate, con un sorriso per tutti. Nessuno ci ha insegnato a stare sempre all’erta, con la frecciata velenosa sempre pronta.

Adesso quindi, per cortesia, non rivoltate la frittata! I colpevoli sono e restano i maiali.

 

PS Dopo aver finito di scrivere questo pezzo ho letto L’Amaca di Serra di oggi. Non proprio quello che una sognava, ma scuse sono. Grazie.