E Mina è antiquata, e Barbie è troppo magra, e Cicciobello troppo biondo…
La mia sparata di ieri sui testi delle vecchie canzoni di Mina mi ha procurato qualche educata bacchettata sulle dita. Non mi sono nemmeno sorpresa troppo, provate voi a parlare male di un monumento nazionale e poi vedrete! Niente insulti o cattiverie, per carità, a titolo di esempio vi copio questo commento, che mi è arrivato per email, dato che Mario non ha un profilo facebook e qui si può commentare solo così.
“Cosa sono le canzoni di Mina? Pura trasgressione. Bisogna inquadrarle in questa logica. Milioni di bigotti, ai tempi degli esordi, protestavano per le sue minigonne. Più che leparole, erano i suoi comportamenti allusivi che fecero di lei il simbolo della rottura di una certa Italia che si avviava al miracolo economico.
Ecco perché la Chiesa cattolica non le risparmiò accuse. Mostrando un’ipocrisia davvero allarmante. Mina ha avuto il pregio, impensabile nei cantanti mezzo calzette senza alcuna personalità che ci sono oggi in Italia, di far uscire il Belpaese da quella sorta di atavico peccato originale che si portava addosso da secoli Ha svegliato sessualmente le coscienze di un popolo legato e frustrato da un nauseabondo odore di incenso.
Ecco perché il Vaticano e i trogloditi democristiani del tempo se la legarono al dito. Gianni Ferrio, lo disse concretamente, e gli altri autori delle canzoni di Mina usavano quelle parole ambigue, nelle quali solo apparentemente la donna si sottometteva all’uomo, unicamente perché la presenza possente e al contempo mistica di Mina potesse mostrare tutta la sua proverbiale esuberanza, e al contempo, come detto, far sognare una intera nazione che ancora si trovava al punto zero nel campo della sessualità.”
Che dire, Mario? Sono d’accordo. Mi hai spiegato Mina nel suo contesto, grazie. Capita proprio a fagiolo.
Ieri, infatti, mentre scrivevo pensavo piuttosto ad un altro angolo dal quale guardare la faccenda. Pensavo a quante cose, saltate fuori da una metaforica notte dei tempi culturale, ci ritroviamo sotto al naso oggi. Può essere Mina, e le sue canzoni con i testi scritti negli anni ’60; o uno stralcio di storia recente, o un giocattolo.
Prendiamo ad esempio il Nazismo, la cui ascesa è francamente impossibile da comprendere senza considerare la mentalità dell’epoca, il suo Zeitgeist. Secondo me, senza sapere cos’è l’eugenetica e come questa fosse radicata nel pensiero corrente, ad esempio, pare una gabbia di matti.
Nei giorni scorsi una foto ha fatto il giro di facebook alla velocità della luce: quella dove si vedono una Barbie classica con accanto una Barbie realistica, simile ad una ventenne normale. La quale, in confronto alla Barbie strafiga, ci fa la figura di quella bassotta e bella in carne. E in effetti sono anni che leggo – con un pizzico di incredulità – questa storia che Barbie è diseducativa, in quanto inculca nelle bambine questa idea che la donna debba essere filiforme, con la vitarella di vespa, le tette grosse e i fianchi tondi ma piccoli. E contro i modelli sbagliati ho strillato talmente tanto da perdere la voce, eh? La mia incredulità risiede nel fatto che io con le Barbie io ci ho giocato tanto, ma all’epoca non mi era passato manco per l’anticamera del cervello di fare confronti con il mio fisico di novenne. Così come non mi era mai venuto in mente di dare da mangiare al mio vecchio orsacchiotto Bubu imboccandolo con il cucchiaio perché l’avevo visto fare a Winnie the Pooh.
Questa ansia rivolta alla Barbie mi pare eccessiva. Giocare con il giocattolo in questione significa da sempre cambiarle i vestiti mille volte in un pomeriggio, o inventarsi casette bricolage, composte da accessori originali allegramente mescolati a scatole di scarpe, altri giocattoli, cianfrusaglie varie. Al massimo la Barbie fomenta le bambine a diventare designer di moda, o stylist. Alla peggio decoratrice di interni, ecco.
Barbie è antiquata? Si, certamente. Barbie è da buttare alle ortiche? Non necessariamente. Barbie va magari spiegata, ecco, va spiegato che è un giocattolo, e in quanto tale non rispecchia la realtà. Così come non tutti i bebè sono biondissmi e con gli occhioni azzurri. E nessuno orso in carne ed ossa mangia miele con il cucchiaio.
Di modelli sbagliati è pieno il mondo, o almeno così pare. La mia impressione è che parecchi non siano sbagliati di sana pianta (tipo le Winx, per intenderci) ma piuttosto obsoleti (come le pistole giocattolo). I modelli sbagliati sono da rifiutare, quelli obsoleti da spiegare. Ma questo comporta un attimo di attenzione, e a volte, persino fatica.