The Scalogno Project! Julie, Julia, Monica e Carlo

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Quest’estate, con ben due settimane trascorse a Roma, non poteva mancare un bel giro in libreria. Qui a Vienna, infatti, anche nelle librerie più fornite, lo scaffale dei libri in Italiano è grande come un microonde. Si trovano poi solo titoli didattici: Pirandello, I Promessi Sposi, robe così. Quando sono in Italia, insieme al doveroso giro al supermercato, non manco mai di comprare una bracciata di libri italiani.

Se Vuoi Fare Il Figo Usa Lo Scalogno di Carlo Cracco era in bella vista vicino alla cassa e mi ha subito strappato una risata di allegria. Non conosco Cracco se non per sentito dire, ma a febbraio avevo preparato questo, un risotto raffinatissimo che prevedeva scalogno al posto della cipolla. Ora, io sono, si, una cuoca molto entusiasta, ma piuttosto prosaica. Lo scalogno non è tra i miei ingredienti preferiti. Cipollazze grandi come palle da baseball, piuttosto. Per quel risotto leggendario, invece, avevo comprato degli scalogni minuscoli – quelli che poi li peli e ne butti via la metà –  sentendomi invero molto figa. Nonostante la pubblicazione del libro preceda il mio risotto di ben cinque mesi, io non l’avevo mai sentito nominare e ho quindi riso lo stesso come una scema. Ah, e l’ho comprato.

Di brutti libri di cucina è pieno il mondo, purtroppo. Questo invece mi è piaciuto subito. L’ho cominciato in aereo al ritorno e non ho alzato il naso per l’ora e mezza di volo. (Si, io leggo libri di cucina come fossero romanzi, da copertina a copertina). Arrivata a Vienna ho subito esternato il mio entusiasmo nel gruppo gastro-letterario su facebook. Mi son presa una secchiata di acqua fredda in faccia. Pare infatti che Cracco sia antipaticissimo. Cosa che a me, orfana di canali televisivi italiani, era assolutamente sfuggita. Solo Ginevra ha confessato di aver già cucinato un paio di ricette da questo libro, e che le erano piaciute molto. E insomma, se lo dice Ginevra

Ho archiviato Lo Scalogno per qualche settimana, pensierosa. Un’idea balzana cominciava a frullarmi in testa. Un’idea che, più ci pensavo, più mi piaceva.

Circa tre anni fa, infatti, mi innamorai di un blog. L’archivio lo trovate linkato anche sulla pagina iniziale di NonSoloSissi, il leggendario Julie/Julia Project. L’autrice Julie Powell, nella lontana estate del 2002, ebbe un’idea geniale. Ma geniale di brutto, eh, di quelle che una si rode di non averla avuta lei per prima. Julie Powell prese dal suo scaffale di libri di cucina uno dei più famosi degli Stati Uniti, Mastering The Art Of French Cooking di Julia Child. E lo cucinò tutto in un anno. 536 ricette in 365 giorni.

Il blog è, francamente, esilarante, perché Julie non solo ha belle idee, ma scrive anche come una dea. Me lo sono letto tutto cronologicamente due o tre volte. La storia è poi diventata anche un libro, e persino un film, il primo film mai tratto da un blog. Giù il cappello.

Mentre elucubravo di Cracco, Julie, Julia & co., mi è capitato sott’occhio questo video. Carlo Cracco (che mi dicevano fosse un gran fusto ma io solo dalla foto sulla copertina dello Scalogno non ci volevo credere – invece avevano ragione) e Benedetta Parodi. Se avete 20 minuti da buttare guardatelo, e immaginate – per favore – che al posto della Parodi ci fossi seduta lì io, a farmi imbruttire su dado da brodo e funghi surgelati. Mi è salita la voglia di raffinarmi un attimo.

Oggi ho finalmente preso la decisione, non si torna più indietro: in omaggio al mio blog preferito di tutti i tempi, questo libro lo voglio cucinare tutto!

Devo però darmi delle regole. La prima decisione riguarda ovviamente la durata: sono 60 ricette tonde tonde, lo dice anche la copertina, ma per sicurezza le ho contate. Ho chiamato il Fidanzato Asburgico al telefono

“Tesoro! Ho deciso! Voglio cucinare tutto il libro dello Scalogno!”

“Bene, son contento. Mangeremo più spesso robe nuove, no?”.

“Ma certo! Sono 60 ricette, che dici, mi concedo due o quattro mesi di tempo?”

“Prego?”

“60 ricette. Una al giorno o una ogni due giorni?”

Ero ancora un po’ nel trip Julie/Julia.

“Principessa? Ma sei impazzita? Guarda che tra poco è pure Natale, in negozio avrai un sacco da fare”.

Mi ha rapidamente riportata alla ragione. Il mio è un omaggio a Julie Powell, non sono mica una stalker. Lei si è fatta davvero un mazzo tanto, ha cucinato otto torte in una notte e poi è andata in ufficio senza aver dormito; ha litigato con la madre e pure col marito; ha giustiziato un’aragosta a mani nude, porcapaletta. Inutile cercare di eguagliarla, che poi tanto l’idea era sua. A meno di non provare a cucinare tutto Il Cucchiaio D’Argento… non c’è storia.

Allora: 60 ricette in un anno. Fa una ricetta ogni 6 giorni, un obiettivo serio, ma ragionevole.

Un altro paio di regolette sono tristemente necessarie. Che Cracco la mette giù parecchio dura con le verdure di stagione, e io non ce la farei mai. La prima ricetta prevede pomodori, e dovrei aspettare fino al luglio prossimo. Metto anche un paletto sulle interiora, una cosa che mi sale il conato del vomito solo all’idea. Fatemi causa.

Prevedo poi non poche difficoltà a trovare alcuni ingredienti. Cracco non parla, infatti, di cucina internazionale, ma di ricette italianissime. Prometto però che se la roba in questione è trovabile a Vienna, io la scoverò. A costo di levatacce o viaggi della speranza in quartieri all’altro capo della città. E se proprio è introvabile cercherò il sostituto più simile a mia disposizione.

 

…e se vuoi fare davvero il figo… scrivi un blog!!

Prima puntata: 1/60 Spaghetti al Pomodoro