Non c’è astronauta che tenga

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Da ragazzina, mentre altri della mia età si appassionavano ai dinosauri, alle figurine dei calciatori, agli animali, io avevo il pallino degli astronauti. Non scherzo, l’esplorazione dello spazio e le missioni spaziali catturavano la mia fantasia come poco altro. Come nient’altro. Mi leggevo libroni pieni di informazioni tecniche, romanzi a tema, imparai a calcolare laparallasse di una stella molto prima di sentir anche vagamente parlare di trigonometria a scuola. Ero una bambina molto sola.

Questa passione ci mise anni, decenni, a passarmi. Ancora a 18 anni, per esempio, quando mi iscrissi alla facoltà di ingegneria della Sapienza di Roma, scelsi Ingegneria Aerospaziale. Rinsavii in tempo per cambiare indirizzo al secondo anno. Troppa termodinamica e meccanica dei fluidi. (Ecco, una delusione non mi è ancora passata del tutto: che io la termodinamica non l’ho mai digerita.)

Questa lunga introduzione per chiarire che, ogni volta che si parla di spazio, NASA, ESA e compagnia bella, io sento un brivido scendermi lungo la schiena e raddrizzo le orecchie come un bracco che ha annusato un’anatra.

Ieri sera il Fidanzato Asburgico, che mi conosce bene, mi ha mostrato un articolo di giornale: mercoledì a Vienna è stata inaugurata la DC Tower, un grattacielo altro 250 metri, la seconda costruzione più alta dell’Austria. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti non vippastri locali, ma gente del calibro dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani e nientepopodimeno che il secondo uomo sulla luna, Edwin “Buzz” Aldrin.

Fidanzato Asburgico: Ecco, non c’è storia, lo diceva anche la pubblicità del deodorante, contro un astronauta non c’è celebrità o gloria che regga.

Monica: Sacrosanto! Per andarci a bere un drink insieme, scelgo Buzz Aldrin tutta la vita!

Fidanzato Asburgico: Si, però per andare a una scazzottata scegliamo Chuck Norris, eh?

Buon fine settimana a tutti!

PS: Il lettore misterioso non si è fatto vivo – e da un certo punto di vista mi piace anche che ‘sta storia rimanga un mistero – il buono dell’UNICEF se ne è andato tutto in coperte calde. E un pallone.

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