Vota che ti passa

Reading Time: 4 minutes

Non è una bella giornata per parlare di politica, ne convengo, ma che ci posso fare? Capitano regolarmente delle giornate in cui, non importa quanto assimilato, integrato o disintegrato uno si senta, il tuo Paese di adozione ti farà sentire schifosamente rifiutato. E ieri era una di queste giornate. Sigh.

Dopo una settimana di fuoco in cui sia io che il Fidanzato Asburgico abbiamo lavorato come schiavi (anche fisicamente, immaginate una roba tipo trasloco), era una domenica di quelle da trascorrere religiosamente sul divano con su il pigiama e i calzini di Hallo Kitty. Invece verso l’ora di pranzo il Fidanzato Asburgico si è faticosamente vestito ed è uscito. Da solo. È andato a votare per le politiche. E io, ricorderete, alle politiche non posso votare.

Sono prudentemente rimasta a casa. Per esperienza, infatti, se lo accompagno, sto poi lì col muso lungo davanti al seggio, e attacco dei bottoni lamentosissimi ai poverini che si azzardano a chiedermi se ho già votato. Restare a casa a rodermi (o a lavare i piatti) è quasi una forma di autoconservazione.

La scena politica nazionale, comunque, non è che invogli particolarmente – bisogna ammettere. In compenso è facilissima da capire: un partito un colore.

Queste le opzioni di ieri, da interpretare non come fine analisi politica ma piuttosto come la politica austriaca vista da Sissi:

SPÖ – Sozialdemokratische Partei Österreichs, i rossi. I socialdemocratici, segretario di partito Werner Faymann, il Cancelliere uscente (che ha una faccia da serpente che potevano tranquillamente fargli fare Vermilinguo nel Signore degli anelli). Dal 1945 in poi l’SPÖ ha fornito 12 Bundeskanzler (Presidente del Consiglio) su 25 governi, e dalla Seconda Repubblica in poi sei Presidenti della Repubblica su otto. All’SPÖ in Austria non gli si può girare intorno.

ÖVP – Österreichische Volkspartei, il secondo grosso partito storico, cioè i neri. Una sorta di mix tra Democrazie Cristiana, conservatori e liberali, con a capo Michael Spindelegger, Vicecancelliere uscente. Dal 1987 ad oggi l’ÖVP è costantemente al governo, come primo partito o parte di una coalizione. No, non si gira intorno manco a loro.

FPÖ – Freiheitliche Partei Österreichs, i blu. Una destra populista e becera, che strilla ingiurie a tutto spiano contro immigrati e diversi. Segretario di partito Heinz-Christian Strache, una sorta di Bossi più giovane, ugualmente piacione e vagamente più sano di mente. Ogni volta che lo vedo mi sale prima un conatino di vomito, poi la ridarella. Strache, infatti, nonostante le continue sparate fascistelle, ha un’aria decisamente mediorientale. Da piegarsi. L’FPÖ, orfano del (non) compianto Jörg Haider, è ferocemente antieuropeista, violentemente razzista e persegue con insistenza una strana roba chiamata democrazia referendaria. Che a me, sinceramente, fa pensare a due genitori di un treenne, che gli chiedono ogni sera cosa vuole per cena. E data la scarsa maturità politica del popolo austriaco, io mi immagino il pargolo che risponde sempre patate fritte. Vabbuò.

Die Grüne – letteralmente i verdi. Segretaria di partito, finalmente una donna, Eva Glawischnig-Piesczek. I verdi asburgici confermano in pieno il detto romanesco “i verdi so’ come i cocommeri, verdi de fori, rossi dentro”. Sempre all’opposizione, solo dal 2010 sono al governo di Vienna, con la Vicesindaco Maria Vassilakou. Con un paio di azioni partite come fulmini, e che gli sono poi esplose in faccia, duole ammettere, hanno dimostrato che stare all’opposizione è ben diverso da governare. La mia impressione è che se lo immaginassero più facile.

BZÖ – Bündnis Zukunft Österreich, letteralmente Alleanza per il futuro dell’Austria, sono gli arancioni. Segretario Josef Buchner. Anche questi orfani di quell’Haider che un paio d’anni fa si sfracellò alticcio in macchina, ma è meglio non ricordaglielo. Populisti mascherati da liberali, e molto, molto di destra. Al di fuori della Carinzia, comunque, contano come il due di picche.

NEOS – Das Neue Österreich (la nuova Austria). La novità di queste elezioni, fondato a Vienna meno di un anno fa da Matthias Strolz, si dichiarano liberali e si sono spontaneamente scelti il rosa shocking come colore. De gustibus. Il partito, curiosamente, raccoglie una quantità assurda di pubblicitari, esperti di media, intellettuali e miei contatti Facebook. Mistero. I cartelloni della campagna elettorale parevano infatti la pubblicità di un nuovo night club. Il Fidanzato Asburgico – che conosce personalmente quasi tutti i fondatori – ricevette qualche mese fa l’offerta di candidarsi per loro. Stiamo ancora ridendo.

FRANK – Team Stronach, cui è stato affibbiato (credo d’ufficio) il colore giallo. Partito ad personam di Frank Stronach, classe ’32, magnate d’industria austro-canadese, emigrato in Canada nel lontano ’52. Dopo aver fatto i soldi – soldi pesanti, eh, tipo PIL di un piccolo Paese – gli è venuta una crisi esistenziale che a me ricorda tanto i vecchi filantropi di fine ottocento, à la Andrew Carnagie. Stronach, pare, sente l’esigenza di aiutare l’Austria, vorrebbe investire, regalare, concedere. Solo che non siamo più nell’Ottocento, e al suo ritorno non lo aspettavano due ali di folla che lanciavano confetti e coriandoli. Anzi, con le sue sparate da gratitudine per “quanti posti di lavoro ho creato”, ci sta facendo un po’ la figura del Berlusconcello di turno.

In più ci sono i Pirati (che davvero non se ne può più), un fantomatico Männerpartei (il partito dei maschi, non scherzo! – l’anno prossimo che ci inventiamo, il partito di quelli con l’ombelico?), più un’accozzaglia di partitelli che non sto qui a elencarvi. Insieme sono i fantomatici altri.

Bene, uscivamo da una Große Koalition de noantri, una maggioranza risicata tra SPÖ e ÖVP. Per i risultati definitivi bisogna aspettare giovedì, ma a quanto pare si proseguirà su quella strada.

SPÖ e ÖVP hanno infatti perso qualche punto percentuale, ma la coalizione, risicatissima, avrà ancora la maggioranza. Non sorprende, purtroppo, che l’FPÖ abbia guadagnato voti, con percentuali nello stesso ordine di grandezza di SPÖ e ÖVP. Meno male che, a differenza della Lega, con l’FPÖ non ci si vuole accordare nessuno. Almeno questo.

Quorum per l’ingresso in Parlamento raggiunto e superato dal neonato NEOS, che quando uno ha voglia di cambiamento ma non sa dove sbattere la testa, sinceramente, ci possono anche stare. Ce l’ha fatta anche Stronach, probabilmente a discapito del BZÖ, che il quorum non l’ha invece invece raggiunto. Come pure gli altri.

Morale della favola: io mi struggo privatamente e strillo come un’aquila pubblicamente, perché non mi lasciano votare dove pago le tasse. Di fronte a questi partiti, più il corollario di scandalini e scandaloni degli ultimi 10 anni… ecco, politicamente l’Austria non è l’Italia, ma seppur in una lega minore, è decisamente lo stesso sport.