Paese che vai… glorie che trovi

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Vienna è l’ombelico del mondo. O ancora meglio: io sono l’ombelico del mondo e dove vivo io, di conseguenza, pure. Non credo di essere l’unica a ragionare così.

La nuda verità è, invece, che ci sono posti più ombelico del mondo di altri. Che so, Vienna è più ombelico di Roma (e su questa esternazione possiamo anche litigarci sopra un pochino nei commenti). E Berlino è più ombelico di Vienna. E Londra più di Berlino.

L’altro giorno il Fidanzato Asburgico ed io stavamo guardando il telegiornale. Ad un certo punto hanno passato una notizia dalla Danimarca (non ricordo esattamente, forse l’uragano) e il Fidanzato Asburgico ha esclamato

“Uh, guarda, è successo qualcosa Danimarca! Certo che è proprio un Paese sfigato, non se ne sente parlare mai. Che fanno poi in Danimarca oltre alla Tuborg?”.

Ho avuto un flash improvviso, e mi è dispiaciuto raccontarglielo

“Tesoro, guarda che la Danimarca, nell’immaginario collettivo mondiale, non è certo più sfigata di tanti altri Paesi piccoli”

E lui ancora annuiva serio. Ho quindi affondato la stoccata

“Per esempio l’Austria. Che fanno poi in Austria oltre alla Sachertorte?”

Ha inghiottito in silenzio. Povero Fidanzato Asburgico.

Ecco allora, che fanno in Austria? Fanno tanto, davvero, io me ne accorgo perché vivo qui, ma da fuori? Cosa si sa da fuori sull’Austria? Principessa Sissi, Mozart, Hitler, Sachertorte. E poi?

Abbiamo anche ‘sto vicino gigantesco, la Germania, che sospetto fagociti tanto onore anche per prestazioni asburgiche. La sensazione la conosco bene (da prima di trasferirmi qui, intendo), senti un nome tedesco e scatti in automatico tetezko di cermania. Invece a volte no, a volte è tetezko di austria.

Vi elenco ora alcuni fiori all’occhiello austriaci, e che sono autoctoni qui lo sanno pure i sassi. Vediamo se riesco a sorprendervi un pochino.

Inizio con le cose più facili, tipo gli artisti. Gustav Klimt, ovviamente, e tra i miei preferiti di sempre Egon Schiele e Oskar Kokoschka. O quel paio di politici di rilevanza internazionale: Jörg Haider, Kurt Waldheim, Adolf Hitler e ovviamente Arnold Schwarzenegger. L’ultimo ormai parla tedesco come un turista statunitense che legge in diretta dal bignami con le frasette, ma tant’è, qui ci tengono un sacco. E ho come l’impressione che con gli artisti ci facevano più bella figura, sigh. Comunque, vagamente nei paraggi di questa categoria, ci sono anche Simon Wiesenthal (il cacciatore di Nazisti) e Oskar Schindler (si, quello di Schindler’s List).

Più polposa la lista di scrittori/filosofi/scienziati di provenienza asburgica, e non sono solo Sigmund Freud, porcapaletta! C’è anche Joseph Roth, ad esempio, quello della Leggenda del Santo Bevitore, o il Robert Musil di L’Uomo Senza Qualità. E Rainer Maria Rilke, il poeta europeo più venduto negli USA (che gli altri sono Rumi e Khalil Gibran, entrambi ben più esotici).

Più divertenti gli scienziati, e chiunque abbia studiato un po’ di fisica si prepari. Ludwig Boltzmann, per esempio, con la sua costante. È sepolto al Zentralfriedhof (cimitero centrale) di Vienna e l’iscrizione sulla sua tomba recita

S = k * log W

Delizioso, vero?

Asburgico era anche Christian Andreas Doppler (per i fan di The Big Bang Theory, cliccate qui). E il mitico Erwin Schrödinger, col suo gatto speciale che è contemporaneamente vivo e morto. Ma anche quel simpaticone di Franz Mesmer; un pizzico del suo magnetismo animale al micio di Schrödinger non dispiacerebbe affatto. E Konrad Lorenz, quello che i pulcini gli seguivano gli stivali di gomma.

Tra gli attori più famosi, tutti sapranno identificarne almeno due: Romy Schneider e Arnold Schwarzenegger. Ma anche Klaus Maria Brandauer, lo sapevate? E quell’eroe nazionale che è Christoph Waltz, premio Oscar per il ruolo del colonnello delle SS Hans Landa in Inglorious Basterds. E pare che l’accoppiata con Tarantino porti bene, gli Oscar nel frattempo sono diventati due, e la sua carriera decollata a livelli stratosferici.

La stessa stratosfera da cui l’anno scorso si è lanciato Felix Baumgartner, in diretta tv, stabilendo diversi record assoluti: la massima altezza mai raggiunta da un pallone aerostatico, il lancio con paracadute da una mongolfiera più alto e la velocità massima in caduta libera mai raggiunta da un essere umano. Son soddisfazioni.

A me, invece, ‘sto Baumgartner, sta vagamente sulle balle. Soprattutto il modo in cui le sue bravate da sportivo estremo vengano presentate come raffinatissimi esperimenti scientifici. La faccenda non era piaciuta anche ad altri, e poche settimane dopo il progetto Stratos, un gruppo di studenti di Harvard lanciò l’operazione Skyfall: spedire nella stratosfera un… beh… hamburger. Funzionò benissimo, e io ancora sghignazzo.

Ma sto divagando. Attori, dicevo, e registi, ovviamente. A parte il recente premio Oscar Michael Haneke (e se ancora non avete visto il suo ultimo, Amour, correte). Ma anche Fritz Lang aveva natali austriaci. E quel mostro sacro che era Billy Wilder. Sua la battuta finale di un film più azzeccata di tutti i tempi.

Di sportivi non ho voglia di parlare, perdono, troppi sciatori. Più ovviamente quel paio di piloti di Formula1, tipo Niki Lauda e Gerhard Berger. E Reinhold Messner, che a volte sono gli Austriaci a scippare i Paesi confinanti delle loro glorie e qui son tutti convinti sia un locale.

È molto più divertente, invece, dare un’occhiata ai musicisti di fama mondiale. Pensavate solo Mozart, Strauss (Senior e Junior) e magari, per i più raffinati, Herbert von Karajan? Niente di più sbagliato!

Ve lo ricordate Falco? Quello di Rock Me Amadeus e Der Kommissar? Ah no? Infatti me l’ero scordato anch’io. Una volta arrivata a Vienna, invece, ho capito che non si può vivere in Austria e ignorare Falco. Qui è un gigante (per farvi capire, della dimensione di un italico Battisti), viene praticamente venerato da tutta una generazione. La mia generazione. Se voglio far arrabbiare il Fidanzato Asburgico mi basta fare una blanda battuta su Falco.

Ad un livello leggermente più elegante, lo sapevate che Joe Zawinul è di Vienna? E che pochissimo tempo prima di morire, nel 2007, aveva aperto un locale jazz nel terzo distretto, il “Birdland”, appunto, che era una meraviglia? E se non sapete chi è Joe Zawinul cliccate qui più in fretta che potete!

Ci sono poi un paio di aziende fortissime a livello mondiale. No, non solo i cristalli luccicanti della Swarovski e gli smalti della Frey Wille.

Lo sapete che la dinastia dei von Rotschild ha radici asburgiche? E che Ferdinand Porsche (quello che ha inventato l’auto per il popolo, ovvero la Volkswagen) era nato a Maffersdorf? E poco importa che Maffersdorf si chiami ora Vratislavice nad Nisou e stia in Repubblica Ceca, all’epoca era Impero Austro-Ungarico, perbacco.

Cos’altro arriva dall’Austria? Attrezzatura da sci, ovviamente, tipo della Atomic e della Fischer. Pistole della Glock. E motociclette della KTM. Che suona tanto internazionale invece è l’acronimo di (reggetevi forte) Kronreif und Trunkenpolz, Mattighofen.

E per finire il fuoco d’artificio più grosso, la gloriosissima RedBull! Con i suoi corollari di scuderie automobilistiche, squadre di calcio e team di sport estremi. E saltatori dalla stratosfera. Il tutto grazie a quel genio che è Dietrich Mateschitz, numero 193 nella lista delle persone più ricche al mondo. Mateschitz è davvero un eroe nazionale e sta simpaticissimo anche a me. Per prima cosa perché conduce una vita molto privata, senza sputtanamenti mediatici. Secondo perché si gode le sue passioni – aerei, sport estremi, montagne – al meglio, creando nel frattempo pure posti di lavoro. Terzo perché tanto tempo fa lessi un’intervista in cui gli chiedevano come mai avesse ancora la residenza in Austria e non vivesse, che so, a Montecarlo. Lui rispose che è nato, cresciuto e diventato ricco in Austria. E qui ha intenzione di continuare a pagare le tasse.

Clap clap clap.