Paese che vai… Balotelli che trovi – ma un astronauta mai?

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Una lettera ad Italians del Corriere della Sera di un paio di giorni fa non mi vuole uscire dalla testa. Il signore, disabile che si muove con una carrozzina motorizzata, esprime il suo profondo dispiacere per la faccenda Pistorius.

Certo, Oscar Pistorius – accusato dell’omicidio della fidanzata – rimane innocente fino a quando non dovesse venir giudicato colpevole. La delusione è però immediatamente cocente per i tanti, disabili e non, che in questo atleta avevano individuato un simbolo di coraggio.

Una delusione non nuova, a pensarci bene. Ad esempio, leggo da più parti che Mario Balotelli è oramai assunto nell’olimpo non solo calcistico, ma anche in quello dei simboli importanti. Nella fattispecie, Supermario è il simbolo di un’Italia multicolore e cosmopolita – un’idea, francamente, ottima. Peccato quindi che il giovine in questione sia un tantino antipatico e abbia un’indole da sbruffone che non proporrei con troppa convinzione come modello alle generazioni più giovani. Che tra Ferrari, Lamborghini, Bentley e gravidanze più o meno volute c’è poco da andar fieri. Ofele’ fa el to mestè, diceva mia nonna, e da Balotelli sarebbe forse meglio imparare solo i colpi di testa e i calci piazzati.

Il problema vero dello sportivo simbolo positivo di qualcosa di diverso dallo sport è intrinseco: pensiamoci su un attimo, l’atleta professionista e di successo – indipendentemente dalla disciplina sportiva e dal Paese di provenienza – ha probabilmente abbandonato la scuola appena possibile per dedicarsi agli allenamenti. E nella vita non avrà fatto molto altro che allenarsi. Persino io, che ho giocato a tennis per un paio d’anni a livello semi-agonistico durante il liceo, cominciavo ad avere difficoltà a far combaciare tutto, cribbio!

La probabilità che l’atleta di successo sia un emerito ignorante e/o pure un po’ cafone sono decisamente alte. E la delusione bella che programmata.

Prima di trovare un esempio bello e pulito, uguale da che parte giriamo la storia, inciampiamo su una lunga serie di storie meno belle. Un Alberto Tomba che tira fuori lampeggiante e paletta dei Carabinieri per non perdere la prenotazione al ristorante, tanto per fare un esempio. O Lance Armstrong, che di cose notevoli nella vita ne ha fatte, che se ne esce alla fine con la confessione di aver fatto davvero uso di doping.

Ogni tanto mi chiedo il perché di questa spasmodica ricerca dello sportivo-simbolo. No, perché di gente in gamba, con una storia di successo da raccontare, e magari chi abbia voglia di seguirne le orme non deve per forza fiondarsi in palestra, ce ne sarebbero, eh? Magari lo sconosciuto Luca Parmitano, 36enne di Catani, che sarà il primo Italiano ad effettuare una EVA (Extra-Vehicular Activity – una passeggiata nello spazio) dalla stazione internazionale spaziale ISS. Giù il cappello!

 

PS Un Mario Nazionale, esotico, bello e bravo ce l’abbiamo però anche in Austria: Si chiama David Alaba, ha vent’anni e pare sia uno dei migliori difensori al mondo. La somiglianza tra i due è davvero sorprendente, e non si limita al colore della pelle. Campioni giovanissimi, giocano entrambi in club prestigiosi e pure in Nazionale, anche se qui il povero David ha vita un attimo più difficile, dato che a pallone si gioca in undici, e un campione da solo non fa primavera.