L’invito al Talk-show

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Regolarmente nella vita si presentano fasi in cui ci sentiamo particolarmente euforici, o anche particolarmente demotivati. Verso i 24 anni, ad esempio, mi ero sentita improvvisamente vecchia. L’università iniziata – non mi piaceva ma era tardi per cambiare; avevo sempre vissuto a Roma – senza fare un anno di scuola all’estero, senza nemmeno un misero Erasmus; il primo fidanzato serio, che era un po’ una palla al piede – ma ormai mi ero affezionata. Sarà stata l’alba del quarto di secolo, ma ero convinta che fosse troppo tardi per tutto, la mia vita sarebbe proseguita su quei binari per sempre.

Poi cominciai un corso di ginnastica artistica. Veniva un po’ da ridere anche a me, è uno sport da bambini, diamine! Invece – sorpresa! – si può imparare anche da adulta, inclusi flic-flac e salti mortali, sembrava una scuola da circo! Mi sono andata ad allenare dal lunedì al venerdì, due ore al giorno, fino a quando non sono venuta via da Roma. E ho capito che nella vita non è mai tardi per niente, nemmeno per imparare uno sport ridicolo. Basta cominciare.

Giovedì scorso mi è successa una cosa bizzarra.

Ero di fronte al mio negozio, di ritorno dalla salumeria con il panino per il pranzo, quando un tipo ha attaccato bottone. Con gli sconosciuti – davanti al negozio – sono sempre molto amichevole, nel caso siano clienti o potenziali clienti.

Il tipo in questione mi ha chiesto se per caso mi interessasse partecipare ad un talk-show, famosissimo in Austria, che passano ogni pomeriggio alle quattro sulla seconda rete nazionale. Mentre io cercavo di reprimere la risata sguaiata che la sola idea mi suscitava, mi ha dato il suo biglietto da visita – casa di produzione, redattore, il logo del canale televisivo – e ho capito che faceva sul serio.

„Di che argomento tratterà la puntata?“ ho chiesto divertita.

„Il collezionismo estremo, sono invitati un paio di simpaticoni che collezionano robe assurde, un ex pompiere che colleziona vecchie divise dei vigili del fuoco, un sessantenne con migliaia di trenini elettrici, uno che è stato abbandonato dalla moglie perché aveva troppi bastoni da passeggio, una signora tutta new-age assolutamente contraria al materialismo“ ha spiegato lui con fare professionale, come se mi stesse elencando i partecipanti del prossimo G8.

„E io che c’azzecco?“ prima di riuscire a mordermi la lingua.

„Lei potrebbe fare la voce della normalità“

„Ancora non ho capito perché io!“

„Eh…“ ha fatto lui imbarazzato „sul palco avremo solo signori e signore di una certa età e ci piacerebbe una donna giovane e carina!“

Confesso a malincuore che la smanceria ha sortito l’effetto voluto. Ho fatto un risolino timido incrociando le gambe, manco avessi tredici anni.

„Ci devo pensare, entro quanto devo darle una risposta?“ mi sono ripresa in fretta.

„Le riprese sono lunedì, mi può far sapere entro domani all’ora di pranzo“ anche se mi è parso vagamente interdetto. Che sia abituato a risposte più entusiaste?

Ora, io il talk-show in questione lo conosco, come evitare dopo più di un decennio in questo Paese? La presentatrice è una colonna portante della televisione pubblica austriaca e fa pure la pubblicità dello yoghurt, quello che fa andare di corpo regolarmente. Insomma, mica la prima arrivata!

Ma non l’ho mai visto. Anche perché, diciamocelo, chi sta a casa a guardare la tv alle quattro del pomeriggio nei giorni infrasettimanali? Dovevo assolutamente prendere tempo, indagare, indagare e decidere se sopprimere con violenza il mio istinto a dire di no e scappare a gambe levate oppure ascoltare la vocina…

La verità, infatti, è che avevo di nuovo sentito la vocina in testa. Esatto, la stessa identica vocina del carrello della spesa, quella che mi pungola alle zingarate. E che due giorni prima avevo momentaneamente illuso, per poi tirarmi indietro all’ultimo. E questa volta l’ho riconosciuta subito.

Per la storia del carrello un pochino ci stavo ancora male. Non come a 24 anni, ma l’alzata di serietà del far portare via il carrello abbandonato mi aveva fatto sentire molto borghese. Vecchia e borghese.

Ho consultato gli stessi amici su facebook – e di nuovo plauso unanime alla zingarata. Ho chiamato il Fidanzato Asburgico al telefono, era in riunione. Gli ho mandato un SMS:

“Tesoro, ho voglia di andare al Barbara Karlich Show lunedì?”

La risposta mi è arrivata nel giro di due minuti:

“Si, hai voglia”.

Non chiedetemi come facciamo, ma questo scambio di messaggini apparentemente sconclusionato nelle nostre teste era molto più articolato, e dal significato cristallino:

IO: “Ho la possibilità di andare al Barbara Karlich Show lunedì, mi pare un’idea molto balzana ma mi intriga. E dopo l’uscita da spocchiosa del carrello di ieri mi ci vorrebbe una ventata di follia”

LUI: “Capisco appieno il tuo dramma e sono del parere che una zingarata ogni tanto ci voglia! Questa mi pare molto meglio del carrello, approvo, vai e divertiti!”

La mattina dopo ho mandato un’e-mail di conferma e lunedì sono andata. Ho buttato un pomeriggio di lavoro allo scopo di costruire coscientemente un ricordo ridicolo. Ognuno ha i suoi hobby.

 

EPILOGO: Sabato sera siamo andati ad un mercatino di Natale con una banda di amici che non incontravamo da un po’. Intorno ad un tavolino, con una bella tazza fumante tra le mani, ho raccontato le mie avventure al Barbara Karlich Show – per questo ci sono andata, no? Per raccontare la storia! Mentre il Fidanzato Asburgico, Bio-Emma e Hans L’Amico Buono si scompisciavano dalle risate, gli altri mi guardavano allibiti. E ora non sono più tanto sicura che la vocina avrà voce in capitolo in futuro…