La gente non è cattiva

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La globalizzazione telematica è ovunque. Operazioni che fino a pochi anni fa richiedevano impegno, fatica e magari anche un po’ di fila alla posta, sono oggi a portata di click. Una benedizione, ammettiamolo. Quello che invece si è un po’ perso per strada, ammettiamo anche questo, è il contatto umano. Ricevere una lettera per posta, o anche una telefonata con una voce vera dietro, è sicuramente più romantico di un’email.

La facilità e immediatezza della comunicazione elettronica ha anche provocato una lievitazione assurda della stessa. Se prima magari uno ci pensava su due volte prima di spedire cinquecento biglietti di auguri di Natale – compra, scrivi, lecca, incolla, trascina alla cassetta delle lettere – oggi è un attimo. Click e buon Natale, con tanto di renne petomani che intonano Jingle Bells! Se prima magari uno ci pensava su un attimo prima di chiamare un’amica al telefono per condividere una cavolata – “sono davanti a Zara, non sai che bella gonna che hanno in vetrina” – oggi è un attimo inviare un sms. Il risultato, che sia ricevere messaggi sconclusionati á la “sn davnti zara, nn sai ke blle gonn ke ano in vtrna”, o leggere su facebook le sgrammaticate avventure serali di conoscenti di conoscenti di conoscenti, è desolante sotto molto punti di vista. Ma immediatissimo, non ci piove.

Ora la madre di tutte le domande: Questa disponibilità che abbiamo oggi di comunicare in tempo reale, deve per forza brutalizzare forma e contenuti? Per forza sminuire la genuinità dei sentimenti espressi?

Un paio di giorni fa è successa una cosa che ho trovato deliziosa e che ci tengo ad immortalare qui – in puro spirito diario, non me la voglio scordare. Il Fidanzato Asburgico ha invitato i fan di una band il cui album è in uscita nelle prossime settimane, a inviare un’email. Ne verranno estratte a sorte dieci, che riceveranno gratis il cd autografato. Niente di strano, finora una roba invero standard. Solo che il Fidanzato Asburgico ha scritto solo “inviate un’email” e si è dimenticato di precisare, come si fa di solito, “con in oggetto la parola cd autografato” o qualcosa del genere. Disguidi che capitano a fare in due il lavoro di dodici persone.

Ora, i fan standard della band in questione non sono tredicenni che portano il cerchietto con le orecchie di Minnie tutte borchiate e/o il taglio di capelli alla Justin Bieber, bensì i normalissimi quarantenni. I quali quarantenni, il cd autografato, lo vogliono vincere precisi uguali i ragazzini. Solo che, per colpa di un disguido comunicativo, hanno avuto l’inaspettata libertà di scrivere quello che volevano nell’email. Cosa credete, che la maggior parte abbia scritto “concorso cd autografato” nell’oggetto e il loro indirizzo per la spedizione nel corpo? Sbagliato! La gente non è cattiva.

Ora, premetto subito che io queste email non le ho lette, il Fidanzato Asburgico, nonostante io abbia insistito in modo assolutamente svergognato, è stato ferreo:

“Non sono email personali indirizzate a me, bensì un concorso indetto da una casa discografica. Io le leggo perché sono indirizzate alla mia azienda, tu invece no. Questione di privacy”.

Mi è dispiaciuto tanto, ma capisco. Il Fidanzato Asburgico, quando vuole, sa essere severo come la mia maestra in terza elementare, la leggendaria Signora Paola, rimasta imbattuta in termini di paurosità fino alla terza liceo, quando venne spodestata dalla professoressa di matematica Sara Piedini – ex lanciatrice del disco olimpionica. Aveva la corporatura un soldato dalla Legione Straniera e lo sguardo cattivo di certi politici di professione, ma sto divagando. Il Fidanzato Asburgico, dicevo, è serio, ma certamente più morbido della Professoressa Piedini quando vuole strapparmi un sorriso. Mi ha quindi accennato spizzichi e bocconi.

Bene, la metà di chi ha scritto si è sentita in dovere di formulare il concetto voglio vincere io il cd in modo più amichevole possibile. Robe tipo “Hurrah! Che bello! Quanto mi piacerebbe vincerlo io il cd autografato!”, “Carissima band, eccomi! Questo cd lo dovete assolutamente mandare a me, sono la vostra fan più sfegatata!”, più valanghe di baci e abbracci, complimenti, dichiarazioni di affetto.

L’altra metà ha fatto di ben peggio. O meglio, a pensarci bene. Cioè il Fidanzato Asburgico ha scritto “mandateci un’email” e loro hanno letto “scriveteci i motivi per cui ve lo meritate voi, il cd autografato”!

Il risultato sono delle mini composizioni letterarie rigurgitanti dichiarazioni d’amore per la band o un suo componente. O racconti di vita vissuta legati alla loro musica. La canzone che hanno suonato al loro matrimonio, la colonna sonora della prima cotta, dell’estate dopo la maturità… paiono i compitini per casa delle elementari, solo fatti col cuore.

Che c’entra questa storia col mio preambolo sulla comunicazione elettronica che mortifica i sentimenti? C’entra tantissimo, perché la band in questione è quella del Cantante Famoso, il partner di lavoro del Fidanzato Asburgico. E le email se le è lette tutte pure lui. Prima con un sorriso incuriosito, poi divertito, poi, piano piano, commosso. Una o due lettere – mi è stato riferito – hanno strappato persino una lacrima di commozione ad un omone adulto che veste sempre tutto di nero.

Ecco, questa cosa non sarebbe successa senza questa meravigliosa invenzione che si chiama email… per posta, come negli anni ’80, avrebbero infatti ricevuto forse un ventesimo delle lettere, e la dichiarazione d’amore non sarebbe arrivata così forte e chiara.

Ecco, allora: l’email non è una cosa cattiva, è banalmente uno strumento. Decidiamo poi noi cosa e come farne. E a volte – la gente non è cattiva – facciamo cose graziosissime.