I crucci dell’espatriato: I Giochi Olimpici degli altri

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Ogni due anni ripeto lo stesso preciso identico rituale olimpico: emozione, interesse, frustrazione, noia, disinteresse. Cioè parto in quarta, poi m’ammoscio. Mi riferisco ovviamente ai Giochi Olimpici visti dall’estero. Che sono sempre, lasciatemelo dire, una piccola ma amara delusione.

Ora, tanto per chiarire, la mia televisione a casa non prende canali italiani; e io mi rifiuto di guardare gare sportive sul divano, con il laptop appoggiato sulle ginocchia. Non c’è gusto. Ergo: che alternative mi rimangono?

La televisione austriaca e quella tedesca – che vedo entrambe senza difficoltà – passano i Giochi a tutto spiano, vero, e posso tranquillamente guardarmeli in Tedesco. Questo significa però guardare le gare in cui atleti austriaci o tedeschi sono in odore di podio. Mentre da un’altra parte, magari, un Italiano sta vincendo una medaglia. Sigh. I commentatori austriaci sono poi talmente di parte, che irritano subito. Quelli tedeschi, invece, sono particolarmente acidi con tutti gli atleti (indipendentemente dalla provenienza) che tempo cinque minuti mi fanno salire una rabbia, ma una rabbia…

Oppure potrei guardare canali internazionali, talmente par condicio che persino i commentatori sono imparziali. Se un atleta vale, se la gara è interessante, te la fanno vedere. Purtroppo la mia impressione è che i commentatori siano sempre gli stessi, due, per tutte le discipline. E non ne capiscano gran che. I due, giustamente, non trovano di meglio da fare che levarsi il cappello di fronte ai migliori del mondo ed è tutto un tripudio di “what a fantastic jump/shot/program/performance!”. Le premiazioni le fanno vedere molto di rado.

Non che non ci abbia provato, eh? Come del resto ogni due anni. Sabato scorso addirittura avevo chiuso il negozio due ore prima del solito per correre a casa a guardare la fine della cerimonia di apertura. Per strada, ricordo, saltellavo come una capretta e sorridevo beata.

Poi, piano piano, mi sono rammollita. Sarà che l’unico evento azzurro che ho avuto il piacere di vedere senza che il collegamento saltabeccasse tra sci di fondo, salto dal trampolino e/o skeleton, è stato il programma corto della Carolina Kostner? E ancora: Ho appena controllato online, nessuna medaglia d’oro per gli Azzurri, ma io tanto manco me ne sarei accorta. In dodici anni di permanenza, con ben sette Giochi Olimpici degli altri alle spalle, l’ultima volta che ho visto un Italiano sul podio e la telecamera è stata lì buona e zitta a inquadrarlo con la mano sul petto mentre suonava l’Inno di Mameli… erano i Giochi di Sidney. Correva l’anno 2000 e io avevo ventisei anni. (In effetti ci ripenso anche volentieri).

Ecco, mai un Italiano all’estero si sente piantato in asso come durante i Giochi Olimpici. Davvero, manco durante i Mondiali di Calcio, che lì almeno fan vedere tutte le partite in diretta, e se ti senti solo puoi sempre andare a vederti le partite all’aperto insieme a tanti sconosciuti. Questo consente di partecipare, di sentirsi partecipe, banalmente infilando la maglietta della Nazionale. E fortunatamente qui siamo in un posto dove sia gli autoctoni che i cittadini di Paesi confinanti son tutti vestiti di bianco e rosso. Con la tua bella maglia azzurra, quindi, sei riconoscibile da chilometri, e ci si può salutare tra Italiani sventolando la manina. Così per spirito di corpo.

Ecco, da quando vivo all’estero preferisco i Mondiali di Calcio alle Olimpiadi. Uno scandalo, converrete.